
Da sketch a MURo
artSibyl_AI (silkscreen)



David Diavù Vecchiato, “Sibyl_AI”. Silkscreen print on paper, limited edition of 500 copies with original artist intervention in spraypaint on each copy. December 2024
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David Diavù Vecchiato, “Sibyl_AI”. Stampa in serigrafia su carta, edizione limitata a 500 copie con intervento originale dell’artista in smalto spray su ciascuna copia. Dicembre 2024
Prints made by: Moro Grafica & Serigrafie
Photo and Video: Benedetta Matteucci
Produced by: E-Lex Studio
The silkscreen / la serigrafia:
The stencil / lo stencil:
L’opera vista dall’artista:
«L’oracolo di Delfi è uno degli antichi simboli di intelligenza ‘altra’ e superiore rispetto a quella umana, e la Sibilla Delfica è un’entità propria di questo mito, è colei a cui sono affidate le previsioni.
Quando ho ricevuto la proposta di interpretare il tema dell’Intelligenza Artificiale in rapporto all’umano, io ho pensato all’Oracolo di Delfi e a una mia versione della Sibilla Delfica di Michelangelo dipinta nella volta della Cappella Sistina, proprio perché è la rappresentazione pittorica più nota di questo mito.
Ma perché proprio l’Oracolo di Delfi?
Probabilmente perché, riflettendo sul fatto che l’Intelligenza Artificiale viene percepita da molti come qualcosa di ‘altro’ da noi umani, qualcosa che sa e conosce più di noi, ho pensato che la si stia interpretando come una sorta di divinità. Una divinità finalmente creata dall’uomo. Tra l’altro è solo in questo senso che è secondo me “artificiale” – cioè da noi prodotta e disposta a realizzare tutto ciò che le chiediamo – e non certo perché sia capace di artificio, che è per me ben altra cosa e ha a che fare con la seduzione, non certo con la tecnologia.
Ciò che realizza l’IA lo realizza in modalità spesso imprevedibili, e ciò rafforza ancor più la nostra percezione che anche lei sia un sé capace di indipendenza, logica ed emotiva.
Cioè la percepiamo erroneamente come percepiamo noi umani. Ma più “divina”.
Ma in realtà ‘IA per il momento è soltanto un processo di simulazione, una simulazione dell’intelligenza umana basata su dati e pattern forniti dall’uomo e rielaborati fino a produrne di nuovi.
Le neuroscienze da tempo ci dicono che le nostre scelte, anche quelle che definiamo “intuitive”, quindi basate su previsioni, dipendono da miliardi di neuroni che calcolano probabilità in una frazione di secondo, in base al riconoscimento di modelli. Allo stesso modo fanno gli algoritmi dell’IA, che estrapolano dati e pattern forniti, li analizzano ed elaborano nuovi dati e pattern diciamo ‘propri’. Dunque una delle caratteristiche principali dell’IA è proprio il funzionamento tramite previsioni.
Però le previsioni dell’umano, basate sui nostri algoritmi che potremmo definire biochimici, sono lontane dall’essere esatte, proprio perché l’umano non è perfetto. Inoltre l’umano è un individuo solo in mezzo agli altri, ed è assai vulnerabile in quanto preda di emozioni, desideri e istinti. Perciò la nostra specie è affascinata da sempre dalle previsioni profetiche, perché è appunto in base alle previsioni che funzionano le nostre percezioni, il nostro apprendimento, le nostre reazioni, le nostre scelte e le nostre più razionali convinzioni. Ma, a differenza delle nostre, le previsioni delle divinità, di profeti e di altre entità alte e ‘altre’ da noi, sono libere da “peccati”, e sono previsioni esatte.
L’IA essendo priva di emozioni, e parte di una rete integrata in continuo aggiornamento le cui connessioni sono rapidissime, ai nostri occhi è più simile quindi a queste entità. È dunque questa una delle ragioni per cui io ho pensato all’Oracolo di Delfi.
Disegnando questa mia Sibilla Delfica ho ritenuto però che non poteva mancare nell’opera quel disagio estetico a cui ci mette di fronte spesso l’Intelligenza Artificiale, quando interpreta in modo imprevedibilmente ‘alieno’ ciò che gli chiediamo. Quando dimostra ovvero anch’essa di sbagliare, e sbaglia come e più di noi.
Per questo ho inserito nell’opera quell’errore formale presente nelle produzioni visive dell’IA che è divenuto ai miei occhi quasi un segno di stile che attualmente ne contraddistingue l’operato.
L’ho disegnata come fosse una scultura, una statua, e non una pittura ad affresco quale è, dunque insinuando un errore di interpretazione di base. In più, quasi per gioco, ho inserito nella figura degli errori anatomici più o meno evidenti, come le tre braccia e il piede destro a sinistra.
Tra i dettagli dell’immagine ho aggiunto il 5° dente incisivo in bocca alla Sibilla, cioè il dentone frontale chiamato mesiodens, caratteristica anatomica realmente esistente in natura (quindi un errore stavolta ‘naturale’) che la Sibilla Delfica e altri personaggi di Michelangelo hanno e che per centinaia di anni è parso ai critici essere un vezzo ironico dell’artista, ma che studi più recenti* hanno dimostrato essere presente anche in moltissime opere d’arte del passato fin dall’antica Grecia – non solo di Michelangelo dunque. Il mesiodens, nel rappresentare disarmonia, simboleggia infatti il Male. Nel caso dell’arte cristiana spesso ce l’hanno personaggi che sono fuori dal piano di Dio.
Oggi in molti si chiedono se l’IA non rappresenti il Male, cioè se non porterà alla scomparsa dell’umano, e se non sia dunque fuori dal “piano di Dio”.
Una cosa certa è che le previsioni delle sibille non sono mai di buon augurio».
David Diavù Vecchiato
* In particolare sono teorie dello storico d’arte Marco Bussagli trattate nei libri: “I denti di Michelangelo” e “Il male in bocca” (Medusa editore).
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